La ricerca cosmetologica e, di conseguenza, quella dermatologica (con funzione conservativa o curativa della bellezza naturale) iniziano molti secoli or sono e vantano, peraltro, nomi e fatti storicamente noti per nobiltà di gesta o di casati.

Soltanto negli ultimi decenni, però, si è prestata particolare attenzione allo studio della cute come via di somministrazione di sostanze chimiche.

L'excursus storico che segue, passando attraverso informazioni squisitamente di costume, vuole mettere in evidenza il passaggio dall'antica ipotesi all'odierna realtà dei fatti che prova scientificamente l'assorbimento sistemico di ciò che viene a contatto con l'organo più esteso del nostro corpo: la pelle.

Dalle imperatrici di Bisanzio alle regine dell'antico Egitto, alle nobildonne romane, alle contesse italiane del Rinascimento: già da quelle epoche lontane si studiava e si sperimentava il modo di prevenire o porre rimedio alle noie estetiche molte delle quali, ancora oggi, costituiscono problemi per la "beltà".

L'uso dei cosmetici si trova diffuso presso quasi tutti i popoli delle antiche civiltà orientali, favorito dal fatto che in Oriente si potevano reperire la maggior parte degli ingredienti vegetali e minerali adoperati a scopo di toletta, come oli, profumi, tinture.

Le donne indiane usavano la polvere nera Kajul (kohl) sugli occhi. Le cinesi, per idratare la pelle del viso preparavano una maschera a base di olio di tè e polvere di riso che lasciavano in posa per tutta la notte e le donne giapponesi la nioabra , una mistura di cera e olio.

I favolosi "profumi d'Arabia", che le carovane trasportavano sino alle coste della Siria, l'antimonio, l'olio profumato, gli unguenti, prima di diffondersi nella civiltà greco-romana venuta a contatto con l'Oriente, furono già in favore presso Egiziani, Medi, Fenici, Ebrei.

Grazie alle rappresentazioni incise sul sarcofago della principessa Kauit, moglie del faraone Montuhotep-Nebhepetra, che risale al Medio Regno (3000 a.C.), sono state ricostruite molte delle più ricorrenti abitudini nella toilette delle belle egizie.

 Esse si prendevano particolarmente cura del loro corpo: "utilizzavano unguenti per mantenersi snelle, prevenire l'afflosciarsi del seno, rassodare la carne ed evitare gli antiestetici foruncoli.

Per purificare la pelle e permetterle di conservarsi giovane trituravano cera, olio fresco di morninga, gomma di terebinto ed erba di Cipro, fino ad ottenere una sorta di impasto vegetale." Curavano particolarmente i loro capelli che temevano di veder incanutire o, peggio ancora, cadere. L'olio di ricino era il prodotto di base per evitare questi inconvenienti: se ne macinavano i semi e si otteneva un olio con cui si ungeva la testa.

Testimoni dell'attenzione scientifica dell'epoca verso quella che oggi è definita dermocosmetica sono i numerosi ricettari medici arrivati fino ai nostri giorni.

Un esempio: la ricetta 468 del Papiro medico Ebers, che si deve a Shesh, regina dell'Antico Regno e madre del faraone Teti, serviva per combattere la calvizie (problema a tutt'oggi irrisolto!). Benchè gli ingredienti utilizzati appaiano piuttosto insoliti (zampe di levriero, noccioli di dattero, sangue di bue cotto nell'olio) è sufficiente a far pensare che la ricerca del giusto rimedio appassionasse già da allora.

 

[…] La Bibbia abbonda di allusioni e testimonianze circa l'uso di ungersi e profumarsi, specie dall'epoca di Salomone in poi e notissimi episodi evangelici della peccatrice e di Maria Maddalena che aspergono d'olio profumato e di nardo i piedi e il capo di Gesu' documentano un uso già per quell'epoca influenzato da costumi greco-romani, ma intimamente connesso con l'antica predilezione orientale per i cosmetici.

[…] Gli antichi usavano come sapone la soda (nitrum), ovvero della finissima, o anche farina di fave (lomentum); in Roma le signore e i giovani eleganti si lavavano col latte d'asina che aveva la proprietà, dicevano, di rendere bianca e morbida la pelle. L'uso dell'unguento deriva dalla consuetudine di spalmarsi con olio d'oliva il corpo dopo il bagno. Si credeva che tale unzione giovasse alla salute.