Contribuire alla salute del Pianeta facendo gli sport che amiamo
La Citizen Science – o scienza partecipativa – è uno strumento potente come pochi.
In un sol colpo, riesce a entusiasmare e coinvolgere attivamente i cittadini nel monitoraggio e ripristino ambientale tramite la raccolta di dati per la ricerca scientifica, stimolare la coscienza ambientalista e favorire l’elaborazione di politiche efficaci.
La conferma? Una proposta attiva alla Commissione Europea chiede che entro il 2025, il 20% dei dati marini provenga dalla Citizen Science.
Incontriamo chi ha deciso di impegnarsi in questa direzione unendo due passioni: la scienza e gli sport outdoor.
Arianna Liconti è ecologa marina e Head of Science and Ecosystem Manager di OutBe, la start up innovativa “che si propone di mettere in comunicazione ricercatori e loro progetti con le community di appassionati di sport all’aria aperta (al mare e non solo) e centri outdoor. Un ecosistema ispirato a quello marino che ci ospita, generato dall’interconnessione tra le 3 P: People, Places and Projects (persone, luoghi e progetti)”.
Un’ idea semplice ma dirompente…
“In tutta la mia esperienza accademica e professionale – spiega Arianna – mi sono sempre occupata di ricerca in ambito marino, puntando a farla uscire dal perimetro universitario per portarla tra la gente e nelle mani della gente, così che ognuno potesse sentirsi parte della soluzione raccogliendo dati e nel contempo sensibilizzarsi alla conoscenza, conservazione e protezione degli ecosistemi, marini e non.
Mi sono dunque accostata alla Citizen Science, ossia l’attività scientifica partecipativa a cui tutti possono prendere parte indipendentemente dal curriculum, ed ho lavorato a molti progetti in questo campo. Tornata in Italia dai miei anni di studio in UK, ho conosciuto Outdoor Portofino, centro sportivo sensibile a questi temi applicati all’ambiente marino ed io, che ho sempre voluto raccontare-il-mare-dal-mare, mi ci sono tuffata. Insieme, siamo riusciti a realizzare una connessione tra la gente, lo sport e la ricerca: facendo kayak, coasteering, sup, snorkeling, immersioni o semplicemente nuotando, le persone coinvolte possono raccogliere dati utili alla tutela dell’ecosistema marino e alla ricerca.”
Il mondo della ricerca può davvero renderci parte della soluzione?
“I dati – spiega Ari – sono alla base di qualsiasi cosa; tutti i report europei sottolineano che non si conosce abbastanza la natura, che dobbiamo fare di più, e si arriva al paradosso: la maggior parte dei dati a disposizione sono “data deficient”, cioè insufficienti per valutare lo stato di salute di un ecosistema o la sostenibilità di una particolare attività produttiva.
Il mare è grande, gli scienziati sono pochi e non riescono a monitorarne lo stato di salute in modo efficace, per cui noi possiamo essere gli occhi e le mani della scienza.
Questo approccio ha avuto molto successo e così Luca (Tixi), già fondatore di Outdoor Portofino, ha creato OutBe, di cui sono parte: un modello di start-up innovativo che connette ricerca, società, legislazione ed economia attraverso il coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholders grazie alla Citizen Science.
La mission di OutBe è creare una rete tra i centri sportivi e le comunità di persone che vivono l’outdoor tutto l’anno tramite la raccolta di dati per la ricerca scientifiche, ma anche proporre e ispirare attività che abbiano un impatto reale e tangibile sulla salute e sul benessere delle persone e del Pianeta. Attraverso progetti in corso o da sviluppare, insegniamo che vivendo il mare ogni giorno si può essere utili alla sua tutela.
Ho sempre lavorato in realtà che si occupano di ricerca e so che i finanziamenti arrivano solo da bandi pubblici; noi ci proponiamo di inserire le aziende all’interno di questa equazione, anche in virtù della CSR. Così come si adotta una foresta per bilanciare le emissioni di CO2, noi vogliamo dare alle realtà produttive la possibilità di supportare la ricerca ambientale adottando un’area dell’ecosistema in cui si realizza l’interconnessione fra le 3P, destinata agli sport outdoor e all’attività di raccolta dati per il ripristino ambientale.
Che tipo di collaborazione si può creare con le aziende cosmetiche?
Per esempio realizzando un’attività scientifica in mare che coinvolga i collaboratori e che sia utile per l’attività produttiva, come un’escursione in kayak per raccogliere dati d’acqua utili nell’analisi delle composizioni chimiche, rintracciare eventuali componenti provenienti dalle loro produzioni e agire di conseguenza.
Al momento non ci sono progetti che prevedano l’invio di campioni da parte dei singoli per valutare l’impatto dell’industria cosmetica sulle acque; questo viene fatto solo dai ricercatori. Per aumentare la coscienza critica, si potrebbero organizzare attività congiunte che coinvolgano le 3 P per osservare, ad esempio, la presenza nelle acque di ossibenzone, ingrediente di creme solari protettive, dannoso per coralli tropicali ed altri organismi marini.
Studiare il mare significa anche trarre ispirazione per nuove formulazioni cosmetiche; si pensi a come la capacità di difesa dei coralli dall’intensità dei raggi solari tramite la via dello shikimato, ad esempio, sta oggi orientando la ricerca nel campo dei protettori solari.
Conoscere la natura significa individuare le soluzioni che essa offre all’industria cosmetica e allo stesso tempo valutare l’impatto dell’industria nell’ecosistema per agire di conseguenza.
Aggiungo che il crescente numero di persone e sportivi che vivono l’ambiente outdoor tutto l’anno, ha comunque costante bisogno di curare e proteggere la pelle in modo continuativo con cosmetici specifici e certamente non nocivi all’ambiente. E’ bello pensare che mentre ci prendiamo cura di noi stessi cospargendoci di crema prima di salire sul kayak, possiamo prendendoci cura del mare che ci accoglie!
Insomma, a qualsiasi titolo si partecipi, si rischia di portare a casa un pezzo di conoscenza in più e l’impagabile sensazione di aver fatto la differenza.
Un win-win a effetto domino…
Arianna Liconti e OutBe saranno ospiti della TV della Bellezza dedicata alla sostenibilità. Stay tuned!