I lunghi mesi di pandemia hanno portato moltissimi cambiamenti, dentro e fuori di noi, i cui effetti saranno visibili negli anni a venire. I nuovi paradigmi del futuro e lo scenario della farmacia post-Covid è stato il tema trattato da Francesco Morace, sociologo, giornalista e autore di pubblicazioni dedicate alle tendenze di consumo e del cambiamento sociale, durante un recente incontro in Cosmopharma.
In primo piano figura e ruolo del farmacista, oggi completamente trasformati, ma anche la cura e la salute, diventate la nostra principale preoccupazione, anche presso le generazioni più giovani che, a contatto con la fragilità di genitori e nonni, acquisiscono una nuova sensibilità.
Secondo Morace si sta configurando una nuova geografia etica, civile e sociale, si riscoprono valori e si delineano i paradigmi del futuro, che riassumiamo secondo quanto emerso dalle sue osservazioni.
Si accetta e si riconosce il valore della competenza, della conoscenza e del sapere scientifico; si afferma dunque il ruolo della farmacia come presidio del sapere, ancora del medico di base.
Oggi che siamo più consapevoli di cosa sia davvero importante, impariamo a ripensare la nostra visione del mondo, a dare peso alla capacità di scelte affidabili e competenti, e questo porta ad un cambio di abitudini comportamentali.
I lunghi mesi di distanza forzata, addirittura di assenza, ci hanno insegnato la capacità di trovare nuovi equilibri e godere dei piccoli piaceri quotidiani, di assecondare quelle forme di creatività che scattano nei momenti di distensione e quel nostro modo tutto italiano di funzionare per lampi e intuizioni. Ma anche quanto sia cruciale il nostro rapporto con la tecnologia e come il digitale, pur essendo salvifico, non sostituisce e il piacere dell’incontro.
Abbiamo capito che la sostenibilità dell’essere umano è al centro, come la dignità relazionale e professionale. I giovani aiutano nonni e genitori specie nel rapporto con le tecnologie, riscoprendosi necessari e competenti; in questo, il nostro Paese ha dato un grande impulso al rapporto intergenerazionale.
Una reazione tutta italiana simile a quella registrata nel dopoguerra, che ha portato al boom economico, ha definito la capacità e la voglia di fare sempre meglio, individuare percorsi diversi, creare in tutte le attività quotidiane, ripartire con energia e creatività ragionando in termini di eccellenza.
Uno dei dati più interessanti è che abbiamo capito come essere comunità, e la responsabilità che questo comporta. Le prime a capirlo sono state le donne, che hanno reagito subito e meglio, mentre gli uomini hanno cercato di proteggere quella normalità, con un tasso di reazione alla difficoltà del 43.1% nella fascia18/24anni, 26% in quella dai 25/34.
Tra le strategie adottate oggi per raggiungere l’agenda 2030, Morace segnala il green new deal, le alleanze generazionali, l’inclusività digitale senza la quale non saremmo sopravvissuti, l’economia sociale.
Anche qui, le farmacie diventano luoghi in cui la relazione civile e sociale sarà decisiva, punto di riferimento su cui si fa affidamento anche perché, come abbiamo visto, per gli italiani la salute pubblica diventa bene comune. Un luogo inclusivo al centro della comunità di prossimità, parte di una città ripensata in cui tutto si raggiunge in 15 minuti; a ben guardare, sono state le relazioni di prossimità a contribuire ad alimentare la catena di fiducia con competenza nei lunghi mesi di isolamento.
Anche se l’acquisto diretto mediato dall’interazione personale è stato sostituito dalla consegna a domicilio, tutti vogliamo sentirci unici, ascoltare messaggi che si rivolgono direttamente a noi, col tono di voce che captiamo meglio; per questo il farmacista diventa il tassello di un ecosistema che propone soluzioni adatte alle esigenze ed ai bisogni inespressi di ognuno, innescando una relazione proattiva che stimola attenzione e risulta credibile anche per le categorie di persone che non frequentano la farmacia d’abitudine, come i giovani.Nel nostro immediato domani, creare una rete interattiva efficace presuppone una comunicazione migliore, che dallo storytelling passi allo storydoing: saper fare e far sapere.