Ci sono tanti modi per definire la bellezza o per identificarla e tra i meno scontati è pensarla come una presenza amica, un conforto nei momenti difficili. È invece questa l’interpretazione scelta da Raptus&Rose e l’Associazione Oncologica San Bassiano nel dar vita al progetto terapeutico ‘Il defilé della Rinascita’, mirato a valorizzare l’idea della bellezza come amica, compagna, porto sicuro nella tempesta.
Per la terza edizione dell’evento tenutasi lo scorso settembre, il Ponte degli Alpini di Bassano del Grappa ha visto sfilare donne che condividono la sofferenza e/o combattono ogni giorno la battaglia contro la malattia oncologica, guerriere che non si arrendono e che conservano come elemento essenziale bellezza e femminilità. Personale sanitario, parasanitario, pazienti, esponenti della società civile, che per un giorno sono solo donne che hanno scelto di dedicarsi un’esperienza di auto-aiuto facendosi portatrici di un messaggio di speranza, fiducia e coraggio.
L’anima del progetto è Elena Pasquin, psicologa dell’Associazione in cerca di un’idea forte che potesse supportare la psicoterapia nell’aiutare le pazienti a considerarsi di nuovo persone. Per caso scopre sui social i capi di Raptus&Rose creati dalla stilista Silvia Bisconti e il primo pensiero è: starebbero bene a tutti.
Da qui inizia a prendere forma il progetto.
“La diagnosi di tumore è una frattura tra un prima e un dopo – afferma la Pasquin – , è come se la dimensione della bellezza perdesse di senso. Ero molto lontana dal pensare a un défilé: l’obiettivo era rimettere la bellezza al suo posto”.
Si trattava di proporre alle pazienti che non trovano risorse per reagire efficacemente alla malattia, qualcosa di assolutamente contrario a ogni loro aspettativa nella fase più difficile, ossia realizzare qualcosa di straordinario e bello in un momento buio per recuperare il ruolo di donna, madre, figlia, amica, persona.
“Se si è scarsamente reattivi e ci si sente comunque in grado di salire in passerella, vuol dire che si è già fatto un passo nella riconquista della fiducia in se stessi. Questo progetto si rivolge a chi ne ha bisogno per ripartire, e coinvolgiamo solo le persone che ci dicono di no, che non lo vogliono fare”.
La scelta di Raptus&Rose è stata casuale ma non troppo; è stata infatti Silvia Bisconti, già qualche tempo fa, l’ideatrice de ‘La moda liberata’, concept che prevede sfilare in passerella donne delle porte accanto con le loro naturali imperfezioni.
“Perché – come sostiene la stilista – è il vestito che deve adattarsi al corpo: se non sta bene, il problema è del vestito, non di chi lo indossa.”
Gli abiti in passerella sono pensati per ognuna delle donne che li porta e ogni dettaglio ha un significato, come le alte acconciature con piante e fiori, simbolo di una rinascita che parte dalla mente.
“Quello che facciamo è cercare di farle sentire bene e limare le diversità”, continua la stilista – “perché chi affronta una malattia oncologica ne porta i segni e queste donne si sentono diverse. Noi le uniformiamo nella bellezza”.
Nei camerini non ci sono specchi.
“Ogni donna si rivede negli occhi delle altre e nasce una solidarietà straordinaria”, afferma la Pasquin. “Abbiamo sperimentato che ciò che succede in quella giornata è un atto davvero dirompente. La condivisione diventa totale e tutte le paure si sciolgono, mentre le mani sul loro corpo sono per la prima volta mani che non cercano la malattia”.
Il concept de ‘La moda liberata’ portava con sé l’eco di un suggerimento prezioso:
“Trovare nuovi equilibri dentro ai contrasti. Nuove armonie tra cose che apparentemente non funzionano insieme. Aprire nuovi sentieri, nuovi pensieri… Più sperimentiamo, più nuove ed insospettabili strade si apriranno davanti a noi. Ogni donna ha dentro un mondo. Tutte hanno dentro una fiamma.”
Tutto nel nome della bellezza che annulla barriere e differenze, che ci rende umani.