Il Centro Studi di Cosmetica Italia presenta i dati 2019-2021
Il comparto cosmetico si rivela uno dei pochi a reggere dignitosamente l’onda d’urto della pandemia globale rispetto ad altri settori dell’industria nazionale. Questo emerge chiaramente dalla presentazione alla stampa di martedì scorso dei rilevamenti 2019-2020 da parte del Centro Studi di Cosmetica Italia.
L’industria cosmetica si inserisce tra le eccellenze italiane da salvaguardare: una filiera che genera un sistema economico allargato – dai macchinari alla produzione, confezionamento, logistica e retail, con un fatturato di 33 miliardi di euro, che dà lavoro a 36 mila persone – 400 mila se si considera l’intero sistema economico del comparto – che produce il 67% del make-up consumato in Europa ed il 55% a livello globale.
“La nostra è un’industria che fa bene al Paese – dichiara il Presidente di Cosmetica Italia Renato Ancorotti. Con un fatturato globale 2019-2020 che ha toccato i 10,5 mld di euro (-15%), un – 10% del mercato interno e -16,10% nelle esportazioni – anche perché i nostri mercati più forti sono tra quelli che hanno subito le maggiori contrazioni di consumi in seguito alla pandemia – il comparto cosmetico ha sofferto meno di moda o occhialeria.”
“Lasciando da parte la congiuntura socio-economica, va a favore del settore l’indispensabilità dell’uso del cosmetico: ognuno di noi consuma quotidianamente almeno 8 prodotti cosmetici, alleati fondamentali in ogni età della vita.” Un settore che sopporta bene le fasi critiche dunque e che per la sua tenuta “può contare – prosegue il Presidente – su tre pilastri fondamentali: il valore economico, sociale e scientifico. Ricordiamo che l’investimento in R&S delle aziende cosmetiche è di circa il 6% del fatturato, più del doppio della media nazionale manifatturiera.”
“Inventiva, capacità di innovazione e la ricerca di nuove soluzioni sono risorse che contraddistinguono imprenditoria nazionale e ci hanno sostenuto nel fronteggiare le sfide imposte dal Covid-19, oltre a responsabilità, stabilità e resilienza. Adesso, bisogna cercare di coniugare la necessità di ripartire avviando una stabile ripresa economica, con la richiesta crescente di benessere delle persone.”
Gian Andrea Positano, responsabile del Centro Studi Cosmetica Italia, entra nel dettaglio delle rilevazioni e presenta i risultati di una ricerca durata due anni su perimetri di classificazione e valore dei cosmetici a connotazione naturale/biologici & sostenibili/green (CCN&S), oggi in Italia pari al 16% del fatturato cosmetico totale (1.654 milioni di euro). Una rilevazione significativa da cui emerge una forte attenzione ai nuovi approcci di consumo del pubblico, ma anche la capacità di ripresa e innovazione dell’intera filiera cosmetica in un momento di grande incertezza.
Parlando di canali, mass market e farmacia sono quelli che hanno sofferto meno essendo punti vendita con apertura garantita, mentre le perdite più pesanti si registrano nei canali professionali (estetica -30,5%, acconciatura -28,5% e vendite dirette -30%). Unico a registrare un forte picco in crescita destinato a consolidarsi è l’e-commerce, con un +42%.
Nel quadro di sintesi generale, tra i prodotti di punta del nostro export che hanno subito maggiori contraccolpi nel 2020, sono i prodotti make-up (-31,8%) e la profumeria alcolica (-22%), anche qui per ragioni legate alla pandemia.
C’è molto da fare dunque per riportare il settore cosmetico a volumi di maggiore sicurezza. In quest’ottica giocheranno diversi fattori, tra cui la necessità – per alcuni canali – di riaffermare la propria identità, la capacità d’innovazione e ricerca dell’industria, ma anche il bisogno di recuperare una dimensione di normalità da parte dei consumatori, fatta anche del contatto diretto con gli operatori ed i riferimenti professionali dei diversi canali, della necessità di (ri)prendersi cura del proprio benessere psicofisico messo così a lungo a dura prova.