Sarà una estate particolare, non solo perché saremo costretti a portare la mascherina, ma perché la pelle non è ‘pronta’ al sole, disabituata ai suoi raggi a causa dei 3 mesi di reclusione forzata che ha annullato l’adeguamento alla vita all’aria aperta e all’esposizione solare graduale. Così ci troviamo di botto a fare i conti con il sole.
«Più che negli anni scorsi – spiega Stefano Manfredini, professore presso il dipartimento di Scienze della vita e biotecnologie dell’Università di Ferrara e direttore del Cosmast, Master in scienze cosmetiche – è opportuno usare la fotoprotezione, non la classica protezione solare. I solari vanno infatti suddivisi in “primari”, il tradizionale solare che si applica quanto si va al mare o in montagna, e i “secondari”, ovvero prodotti che contengono all’interno una fotoprotezione ‘completa’ contro le tre diverse radiazioni, gli UVC, UVB, UVA, principali responsabili dell’invecchiamento cutaneo precoce. Di particolare importanza è la fotoprotezione dai raggi UVA, la componente maggiore e più aggressiva dei raggi solari, che non viene schermata neppure dai vetri, come invece accade ai raggi UVB».
Dalla parte della pelle c’è il fatto che (fortunatamente) negli ultimi anni anche il make-up si è sempre più arricchito di una protezione che anche se “classificata” bassa, pari a SPF 10 o 15, filtra dell’80-85% le radiazioni UVB.
«In condizioni di pelle normale – aggiunge Manfredini – non compromessa da patologie particolari, è importante indossare una protezione leggera. Sfatiamo l’errato convincimento che andando al mare sia per forza necessaria una protezione molto alta: è più efficace usare una protezione 30, applicata ogni 2-3 ore, piuttosto che una con SPF 50 o 50+ più faticoso da spalmare, e che contiene più chimica, senza un effettivo valore aggiunto aumentando del solo 1,5% la protezione».
L’SPF elevato può produrre inoltre un ‘falso’ senso di protezione che è pericoloso in quanto può portare ad applicarlo meno frequentemente.
«Il prodotto – raccomanda l’esperto – deve essere scelto per la formulazione gradevole e facilmente spalmabile in tutte le parti del corpo, per la bontà della texture della formula e della qualità del prodotto. Soprattutto deve rispondere alle norme di sicurezza, riportando sulla confezione l’UVA circolettato, indicatore di protezione contro questo tipo specifico di radiazioni e che sia ben formulato. Perché un prodotto SPF 50+ mal fatto, è peggiore di un prodotto con SFP 20 ben fatto, comunque in grado di proteggere da scottature, eritemi inestetismi e malattie cutanee».
Valgono poi le regole di esposizione responsabile: protezione adatta al proprio fototipo con la componente UVA bilanciata, da rispalmare ogni volta che si esce dall’acqua, ci si fa la doccia o si suda abbondantemente, evitando le ore di picco tra le 12:00 e le 16:00.