Il paziente dermatologico in farmacia
Il punto di vista di Eleonora Bellani, specialista in Dermatologia e Venereologia
Il farmacista è da sempre il riferimento territoriale della comunità, un ruolo che richiede anche specifiche competenze in ambito dermocosmetico. La pelle è infatti l’organo più esteso del nostro corpo e la farmacia ha tutte le caratteristiche per rafforzare l’identità di canale, attraverso competenze e metodologie mirate che possano soddisfare le esigenze di consumatori di tutte le età. Ne parliamo con la dottoressa Eleonora Bellani, specialista in Dermatologia e Venereologia, docente del FarmaCosmesi LAB ICQ, percorso formativo in programma in ottobre a Milano volto a sensibilizzare il farmacista verso un approccio olistico della cura della pelle, evidenziando l’importanza della dermocosmesi in farmacia sia dal punto di vista scientifico che di marketing e comunicazione.
Dottoressa Bellani, secondo lei, quanto può essere importante il ruolo del farmacista nella prima osservazione e identificazione di patologie cutanee?
Il ruolo del farmacista è fondamentale nella gestione del paziente dermatologico perché spesso è la prima persona a cui ci si rivolge di fronte ad un problema cutaneo. Il farmacista deve svolgere una sorta di “triage” così da poter inviare allo specialista il paziente che non può essere trattato con il solo cosmetico. Perché questo avvenga nel migliore dei modi, è importante che il farmacista conosca le lesioni cutanee elementari e sappia scindere l’inestetismo dalla patologia. Non può chiaramente fare diagnosi di tutte le patologie dermatologiche, ma può indirizzare il paziente al dermatologo quando la condizione non è di sua competenza, perché il paziente possa essere seguito nel modo migliore senza inutili perdite di tempo.
Di quali specifiche competenze ed eventuali strumentazioni di prima diagnosi dovrebbe dotarsi?
Il farmacista non potrà chiaramente avere tutte le competenze del dermatologo, ma dovrà conoscere quelle che vengono definite “lesioni elementari della cute”. Questo sarà sufficiente a orientarlo verso la patologia piuttosto che verso l’inestetismo. Non esistono strumenti utili come per altre specialità: nel sospetto di un diabete esistono gli stick per valutare la glicemia; nel sospetto di un’ipertensione sarà sufficiente uno sfigmomanometro. Il dermatologo usa i propri sensi: vista, tatto e olfatto. Tutti gli ausili rappresentano esami di secondo livello che spettano al medico. Il farmacista dovrà imparare a osservare e dare un nome a ciò che vede. Questo sarebbe già sufficiente a dare un consiglio al paziente.
Secondo lei, in ambito di prevenzione e/o di supporto al paziente che chiede un consiglio al farmacista, può essere previsto un modus per segnalare con rapidità al dermatologo eventuali casi critici che non possono essere risolti dal farmacista?
Assolutamente sì, purché il farmacista riesca a fidelizzare il paziente. Ad esempio, di fronte ad un’acne giovanile, il farmacista potrebbe eseguire una prima valutazione sulla tipologia seguendo una sorta di questionario prestampato con un punteggio finale che potrebbe già dare un’indicazione sulla condizione. Chiaramente il paziente dovrà avere piena fiducia nel professionista che dà il consiglio; fiducia che sarà direttamente proporzionale alle competenze dermatologiche di base che il farmacista dimostrerà di avere.
Per info su FarmaCosmesiLAB ICQ_ www.farmaacademy.it/corsi-agifar-dermocosmesi.aspx https://www.informatorecosmeticoqualificato.it/icq/