Sappiamo che il nostro mondo iperconnesso ruota all’interno del paradosso relativo al dove reperire la vera informazione, nel nostro caso sui prodotti cosmetici: quella autentica, autorevole, reale, che non fa favori né sconti. Più che da informazione corretta siamo sommersi da pubblicità, ed è molto difficile orientarsi nel mare vasto e turbolento di proposte, distinguere tra prodotti efficaci, miracolosi e rischiosi, scegliere con consapevolezza – tra trend e must-have – il prodotto giusto per le proprie necessità.
Ne parliamo con Beatrice Mautino, biotecnologa e divulgatrice scientifica, appassionata interlocutrice di quanti, dalle piattaforme social, chiedono risposte a domande semplici cui nessuno prima di lei dava molto ascolto, la prima a parlare di scienza in termini indipendenti e accattivanti per sfatare falsi miti e inganni, restituire dignità alla ricerca cosmetica ed al suo ruolo, stimolare il nostro sguardo critico su un segmento cui tutti, ogni giorno, facciamo riferimento per il nostro benessere.
Parlare di scienza in modo divulgativo è un gran lavoro e lei se ne occupa con passione e dedizione. Come sceglie i suoi temi? Li scelgo in parte basandomi sulle centinaia di richieste che mi arrivano ogni giorno dai social e dalle varie community da parte di persone che mi fanno domande sull’efficacia di vari prodotti, altre volte sono io a suggerire argomenti che alle persone non vengono in mente ma che possono essere utili e interessanti, per cui introduco di volta in volta una storia che abbia un senso rispetto al messaggio che voglio far passare. Comunque sì, i social sono fondamentali.
La cosmetica aiuta a migliorare lo stato di salute di tutti. Quali sono a suo avviso le ragioni della sua diffusa “banalizzazione”?
Il vero problema secondo me è che nel nostro Paese – ma la situazione è simile anche all’estero, con le dovute differenze – è molto difficile trovare un’informazione indipendente sui cosmetici. I giornalisti che si occupano di cosmetici, in generale sono persone che magari fanno recensioni di prodotti, lavorano per riviste di settore, si concentrano su performance oppure seguono i trend dell’anno. Non c’è informazione sui cosmetici – per così dire – d’inchiesta: è stata lasciata in mano alle Aziende, che hanno iniziato ad ingaggiare prima i testimonial, adesso, con l’avvento dei social, le varie influencer, per cui alla fine tutto quello che riguardava la comunicazione sui cosmetici era una comunicazione pubblicitaria, in senso positivo, anche se molta pubblicità è fatta denigrando i prodotti degli altri. A me invece interessava tentare di fare informazione critica anche per dare dignità alla ricerca e al lavoro che c’è dietro, provando a parlare di efficacia, di sicurezza e di tutte quelle cose che vengono lasciate in secondo piano.
Come si evince dal suo libro “Il trucco c’è e si vede’’ e dai suoi video, spesso claim e Inci non sono corrispondenti. I tempi sarebbero maturi per una corretta informazione e per far emergere il valore scientifico del cosmetico, equiparandolo al settore nutraceutico e farmaceutico. Cosa manca ancora?
Non credo che manchi niente, è un processo che è iniziato. Prima di me non c’era nessuno a fare queste cose, anzi molti anni fa c’era Rodolfo Baraldini a fare informazione con il suo blog , ma i blog non li legge più nessuno e lui, tra l’altro, ha smesso di scrivere. Per molti anni c’è stato il vuoto; io non ho fatto niente di straordinario, ho solo iniziato a parlare di cosmetici in una maniera un po’ diversa dal solito e questa cosa ha permesso ad altri, che magari lavorano nel mondo dei cosmetici da cosmetologi o si occupano di materie prime e ricerca e sviluppo, di andare a raccontare la loro parte di lavoro. Oggi sui social ci sono molte voci di persone che lavorano nella cosmetica e che stanno provando a raccontare le cose in una maniera diversa. Quindi non credo che manchi nulla: è un processo in crescita, e dalle reazioni delle persone che ci seguono questo approccio piace perché da un sacco di informazioni, ed essendo indipendente non viene visto come ‘mi dici queste cose perché mi vuoi vendere il prodotto’…
Nel marketing attuale si parla molto di Corporate Social Responsibility. Visto che di cosmetici ne facciamo uso tutti in tutto il mondo, si potrebbe ipotizzare a suo parere una CSR collettiva per le aziende del settore cosmetico?
Sarebbe bellissimo in un mondo ideale che le Aziende lavorassero per fare comunicazione un po’ meno ‘strillata’. È anche vero che il cosmetico è anche ‘miracolo’, nel senso che quando lo compriamo, non compriamo solo il prodotto ma tutto il contorno, ossia la narrazione che vi è costruita intorno è parte del gioco. Non vorrei dei cosmetici freddi e asettici che dicono solo quello che fanno. Mi piacerebbe che le Aziende provassero ad evitare il marketing del terrore, quello che mette in giro voci sulla pericolosità di certi ingredienti nel tentativo di screditare gli avversari, questo credo sia anche pericoloso. Se poi ci vendono qualche miracolo va bene, alla fine è quello che vogliamo, li compriamo anche per quello. Non riesco a vederli come due atteggiamenti sbagliati allo stesso modo: uno è più sbagliato dell’altro.
Beatrice Mautino incontrerà gli studenti del corso ICQ lunedì 21 ottobre alle ore 16.
Beatrice Mautino _ biotecnologa con un passato da neuroscienziata e un presente da divulgatrice scientifica. Ha scritto Il trucco c’è e si vede –inganni e bugie sui cosmetici. E i consigli per difendersi (Chiarelettere) e, con Dario Bressanini, Contro Natura (Rizzoli).
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