Cosmetici: quando il tatto fa la differenza

Il Dott. Umberto Borellini, in quest’articolo, parla di quanto sia determinante la texture di un prodotto per la sua piacevolezza. Nella formulazione, perciò, una tappa obbligata è quella che interessa la psicoreologia.

È dimostrato che una texture piacevole al tatto, oltre ad influenzare la struttura epidermica, fa bene anche all’umore. Da qui l’importanza di un momento formulativo fondamentale, quello in cui si perfezionano le texture modulandole con vari “additivi reologici” (da reos scorrere). In questo caso parliamo di “psicoreologia”.

Una texture piacevole agisce positivamente anche sull’umore

PSICOREOLOGIA

Il termine psicoreologia fu coniato da Mc Bain negli Anni ’50 per definire il gradimento di un prodotto da parte del consumatore in termini di percezioni sensoriali e tattili. Oggi esistono scale, classificazioni e terminologie che fanno riferimento, ad esempio, alla formulazione in crema: consistente, fluido, compatto, soffice, morbido, appiccicoso, caldo, freddo, grasso, secco… che sono in grado di influenzare la scelta di un prodotto al di là delle performance dichiarate.

È innegabile che nella scelta di un prodotto pesi moltissimo la piacevolezza che ci procura nell’applicarlo sulla pelle e nel toccarlo: la texture giusta, infatti, è in grado di far percepire il prodotto addirittura come più efficace e il merito va tutto al tatto. Anche quando la texture è presente solo alla vista, è però il ricordo di un’esperienza tattile a permetterci di valutarla!

La centralità del tatto si manifesta anche nell’attenzione al packaging cosmetico

La centralità di questo senso ci fa comprendere come in ambito cosmetico l’attenzione all’aspetto tattile non si limiti  al contenuto dei vasetti, ma interessi anche un altro elemento del prodotto: il packaging. Forme ergonomiche, maneggevoli e materiali soft touch rappresentano un ulteriore appeal su cui giocano numerosi prodotti pensati come talismani di bellezza da tenere sempre…a portata di mano.

IL TATTO…THE TOUCH OF BEAUTY

Nello sforzo di elaborazione di ogni evento percettivo, il tatto, rispetto alla vista che ci rende sì spettatori, ma non ci consente di conoscere la profondità della realtà, è un senso che ci permette di veicolare in modo più intimo e profondo le esperienze sensoriali in senso relazionale.

Pensiamo, ad esempio, al ruolo rivestito dal contatto fisico con l’animale nella pet-therapy o nel potere “curativo” delle coccole e delle carezze materne per il neonato. Niente di cui stupirsi: il tatto è il primo dei sensi a svilupparsi nel feto, molto prima dell’udito e della vista.

Il tatto rassicura, sviluppa la percezione diretta della materia, dei suoi movimenti e agisce sulla pelle come straordinario veicolante.

Accarezzare, massaggiare significa dar vita ad un legame, un contatto, ma soprattutto vuol dire creare un flusso energetico che dalla pelle arriva al cervello attraverso specifiche molecole recettrici, le quali poi restituiranno alla pelle i benefici biochimici (aumento dell’endorfine e dell’ossitocina, l’ormone dell’amore, e conseguente diminuzione del cortisolo, l’ormone dello stress).

Il massaggio è un toccasana per la pelle e lo spirito

Questo spiega perché il massaggio debba essere considerato molto di più un momento estetico, ma come un vero toccasana per la pelle e per lo spirito: favorisce la penetrazione delle sostanze funzionali, allevia le tensioni, riattiva la circolazione sanguigna e linfatica, tonifica i muscoli e lo spirito. Come uno strumento nelle mani dell’artista, la pelle sprigiona emozioni positive di cui beneficia l’intero organismo.