Il Dott. Umberto Borellini, noto cosmetologo, parla della complessa relazione tra pelle e psiche e dell’origine dei cosmetici polisensoriali.
Se osserviamo la pelle con una lente di ingrandimento possiamo notare che su di essa vi sono impiantati organi, che reagiscono in sintonia con gli stimoli dell’apparato cerebrale. La PNEI (ndr: la psiconeuroendocrinoimmunologia, scienza che si occupa delle relazioni fra il funzionamento dei tre sistemi) è giunta alla conclusione che i tre sistemi- nervoso, endocrino e immunitario- sono connessi e che i trattamenti cutanei possono influire su tutti e tre i sistemi.
Anche l’epigenetica ha confermato il ruolo delle emozioni e dei comportamenti nella nostra vita quotidiana, dimostrando che persino il codice genetico, il DNA, non è qualcosa di immutevole ma può essere influenzato da emozioni, comportamenti e persino dagli alimenti.
Potremmo dire che attraverso la pelle passano tutti i messaggi, gli stimoli, le emozioni della nostra vita. Pensiamo agli odori, che penetrano attraverso il naso e si immettono nel circolo sanguigno; o agli effetti del calore e della pressione. Tutti i terminali di queste sensazioni sono posizionati sulla cute ed è quindi strategica renderla protagonista nella nostra esperienza estetica.
Qualche anno fa, durante un congresso di cosmetologia, per mostrare quanto il fitness cognitivo potesse influire sulle reali performance di un cosmetico, venne riportato il racconto di un esperimento fatto tempo prima da alcuni studiosi.
Ai volontari era stata data la stessa crema anti-rughe e poi erano stati divisi in due gruppi: al primo erano stati consegnati vasetti con etichette anonime che contenevano solo le istruzioni per l’uso, mentre all’altro erano stati dati barattoli con etichette elegantissime che sottolineavano l’eccezionalità del prodotto e degli attivi utilizzati. Due mesi dopo tutti i volontari erano stati sottoposti a misurazioni e il risultato fu sorprendente: chi credeva di aver usato una crema preziosa aveva realmente ottenuto risultati migliori.
L’esperimento, dunque, aveva dimostrato una cosa importantissima: l’efficacia reale di un prodotto cosmetico, cioè quella misurabile strumentalmente, era stata influenzata da alcune variabili di natura psicologica ( immagine, packaging, messaggi verbali…).
POLISENSORIALITÀ DEI COSMETICI
Coinvolgere i sensi è alla base di ogni esperienza estetica, a cominciare dal fatto stesso che la parola aisthesis, da cui deriva la parola estetica, traduce proprio la sensibilità e la percezione sensoriale.
Negli anni ’90 si cominciò a studiare il collegamento delle percezioni sensoriali al benessere cerebrale. Si iniziò a misurare in alcuni volontari il livello delle difese immunitarie nel sangue facendo inalare ad un gruppo profumi gradevoli, e ad un altro, profumi meno intensi: nel primo caso il livello delle difese immunitarie si alzava, mentre nel secondo caso non si registravano effetti significativi.
Partendo da questi esperimenti cominciarono una serie di studi che sfociarono nella creazione di cosmetici innovativi, che sfruttavano il messaggio olfattivo per stimolare le funzioni di demolizione dei grassi sottocutanei accumulati (utilizzando, ad esempio, l’essenza di pompelmo che riduce il senso di fame quando viene inspirata).
Si cominciò allora a pensare che, tra i tanti meccanismi di efficacia cosmetica, non ci fossero solo le azioni dei principi attivi, ma anche una serie di processi mentali legati alle percezioni cutanee. Era cominciata l’era dei cosmetici polisensoriali.
Venne analizzata la distribuzione dell’attività neuronale in reazione a stimolazioni tattili con prodotti cosmetici, prima con palette artificiali e poi con le mani dell’operatore; mentre in altri esperimenti, venne chiesto ai volontari di immaginare la medesima stimolazione tattile senza riceverla fisicamente .
Dalle analisi effettuate durante gli esperimenti ne emerse che, in funzione dello stimolo tattile, esiste un gradiente nella risposta di attivazione che può interessare aree diverse e l’attivazione è tanto più alta quanto più è forte la capacità dei soggetti di immaginare. Inoltre, il trattamento con un prodotto cosmetico è in grado di ampliare notevolmente questo fenomeno.
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