Derivati naturali per il packaging di domani
La New Plastic Economy è un’iniziativa globale che ambisce a riposizionare l’economia su un percorso irreversibile verso un mondo in cui la plastica non diventi mai rifiuto, a partire dal packaging. Secondo il primo report, il 20% della produzione di plastica dell’intero pianeta potrebbe essere riutilizzato, il 50% può essere riciclato a vantaggio dell’ecosistema, ma per il restante 20% bisogna ripensare abitudini e consumi accelerando sulla ricerca.
A riutilizzare le bottiglie di plastica dell’acqua minerale – qualcosa che usiamo ogni giorno per circa 20 minuti e che impiega 600 anni a disperdersi nell’ambiente – come packaging per prodotti haircare, ci ha pensato per primo il brand di cosmetici brasiliano Reload, che ha sviluppato e brevettato una particolare tecnica di sanificazione. Un prodotto che, a detta dei vertici aziendali, ha confermato la disponibilità dei consumatori brasiliani a pagare di più per un prodotto altamente performante ad impatto ambientale pari a zero.
Ma riciclare e passare dal monouso al riutilizzo non basta, è necessario acquisire una visione più ampia e progettare packaging più performanti in termini di sostenibilità, immettere nel mercato plastiche prodotte a partire da materiali riciclati, risparmiare energia a livello di produzione, impiegare in modo massiccio le fonti di energia rinnovabile e far sì che la catena di produzione sia concepita per ridurre scarti o inutili impieghi di risorse.
Dal 2007, l’Oréal è impegnata a ridurre l’impatto delle sue confezioni esplorando nuove possibilità e alla scorsa edizione di Luxe Pack Monaco ha presentato un innovativo tubo per cosmetici in cui gran parte della plastica è sostituita da un materiale simile alla carta che verrà prodotto a partire dalla seconda metà del 2020.
Rimpiazzare la plastica con alternative più sostenibili è il tema del momento e molte sono le joint venture nate per sviluppare e produrre su scala industriale bottiglie riciclabili al 100% in cellulosa e barriere a base di component biologici capaci di resistere ai liquidi, CO2 e ossigeno, adatte quindi a bevande e cosmetici liquidi. Negli ultimi anni le bioplastiche sono diventate un must, ma la ricerca rivela anche le buone prestazioni di carta e cartone da imballaggio, nanocellulosa, scarti del legno e ovviamente il vetro, da sempre presente nell’industria cosmetica. Per garantire idro e oleorepellenza, due caratteristiche strategiche, la ricerca ha puntato sui biopolimeri come rivestimenti, alcuni a base di GGM (galactoglucomannan) un’emicellulosa formata da galattosio, mannosio e glucosio, zuccheri presenti in natura e quindi biodegradabili. Si sono sperimentati anche coating a base di nanoparticelle di chitosano, un polimero proteico derivato dai crostacei di cui da tempo si studiano strategie applicative al packaging.
La sostenibilità ambientale come valore condiviso da consumatori e imprese diventa propulsore per ricerca e innovazione tecnologica, ma soprattutto stimola la circolazione delle idee.
www.epda-design.com/10-recent-material-developments-forpackaging https://pubs.acs.org/doi/abs/10.1021/acssuschemeng.7b04466