Galateo LinkedIn è una raccolta di buone maniere da seguire nell’uso del social. Abbiamo intervistato le ideatrici: Giada Susca e Valentina Marini.
LinkedIn è – e dev’essere- una piattaforma professionale dedicata a sviluppare contatti commerciali e a favorire il business. Spesso, però, non è così.
Per ridare a questo social il giusto valore, Giada Susca e Valentina Marini, rispettivamente Digital HR ed Employer Branding Consultant e Recruiter, Personal & Employer Branding Consultant, hanno creato #GalateoLinkedIn, una raccolta di buone maniere da seguire nell’uso di LinkedIn.
E’ un progetto che ha preso corpo lo scorso dicembre, dopo il riscontro ottenuto in rete da una loro precedente survey sull’argomento: originale, ma soprattutto utilissima, l’idea di dare vita ad un “Manifesto” che contenesse un vademecum- ma possiamo considerarle a tutti gli effetti delle “buone pratiche” – per valorizzare se stessi attraverso l’uso corretto di LinkedIn.
Per usare- e non abusare- del social in maniera corretta abbiamo chiesto qualche consiglio alle due fondatrici di #GalateoLinkedIn: Giada Susca e Valentina Marini.
1- Come nasce il progetto di un Galateo dedicato a LinkedIn?
#GalateoLinkedIn nasce dall’incontro tra Valentina Marini e Giada Susca, esperte nel campo delle Risorse Umane, con un particolare focus sull’impatto del digitale nel mondo del lavoro e da un post che aveva come argomento i comportamenti più utili da attuare sul social network professionale, LinkedIn.
Vista la viralizzazione del post e uno specifico commento in cui ci si chiedeva di scrivere un Galateo, abbiamo deciso di farlo, ma con logiche educative per noi più produttive: attraverso il coinvolgimento e la chiamata alla riflessione di tutti gli utenti.
2- Perchè avete deciso di chiamarlo Manifesto?
La parola Manifesto a nostro avviso rappresenta bene il fatto che le nostre non sono regole o obblighi, ma semplici stimoli su cui ragionare. Suggerimenti per una cultura civica e democratica digitale.
Allo stesso tempo, la parola sposa bene l’azione che speriamo venga condivisa e portata avanti da chi insieme a noi vuole coltivare un mondo digitale migliore e, quindi, si impegna a diffondere e a far leggere questi liberi spunti. Il lavoro di sintesi che ha portato alla stesura di 1+10 buone maniere per il mondo digitale lavorativo, permette la stampa e la possibilità di averlo su pareti o scrivanie per avere un continuo stimolo ad adottare le buone pratiche, per “abitare” correttamente il social network lavorativo per eccellenza.
3- Perché dedicarsi in maniera specifica a questo social?
LinkedIn è il social network professionale per eccellenza. È un canale ormai molto utilizzato: oltre 500 milioni di utenti nel mondo e più di 11 milioni solo in Italia. È quindi diventato uno strumento molto utilizzato dai lavoratori, in grado di offrire grandi opportunità. Per essere di valore, però, è fondamentale comprendere che un social dedicato al lavoro richiede delle attenzioni ancora più importanti, essendoci in gioco aspetti professionali.
4- Parliamo un po’ delle cose da fare e, soprattutto, di quelle da non fare.
Ne parliamo riportando le buone maniere che sintetizzano tutto il nostro lavoro di questi mesi:
Quality is king.
Sono io il responsabile dei contenuti che propongo su LinkedIn. Se presto attenzione alla qualità di quello che scrivo e verifico le fonti di ciò che condivido, creo un mondo digitale migliore e porto valore al mio personal branding.
I FONDAMENTALI
- L’importante è partecipare.
Se ho un profilo LinkedIn ma sto alla finestra, non succede nulla. Se partecipo attraverso un’attività costante, metto in circolo valore e opportunità: per me e per l’intero network.
- LinkedIn non è Facebook.
Sono su una piattaforma professionale, il cui perimetro è il lavoro. Richiedo collegamenti, presento progetti, commento articoli, valuto posizioni aperte: indovinelli, meme e selfie stanno bene altrove.
- La forma è sostanza.
Su LinkedIn non siamo amici: al massimo colleghi. Perciò mi esprimo in tono pacato e assertivo, nel rispetto delle norme di buona condotta di un contesto lavorativo. Non aggredisco, non insulto, non “blasto”.
LA MIA IDENTITA’ NELLA RETE PROFESSIONALE
- La vetrina cattura.
La headline è la prima chance che ho per esprimere professionalità. In modo sintetico, senza descrizioni enigmatiche, evidenzio il mio ambito di competenza e le mie esperienze, valorizzando le parole chiave utili per i motori di ricerca.
- Il racconto funziona.
Uso il riepilogo per raccontarmi in modo efficace e professionale, caratterizzandomi al meglio ma senza dimenticare di essere me stesso. Perché anche l’autenticità fa curriculum.
- L’immagine è parte del racconto.
Per il profilo, scelgo una fotografia aggiornata, adeguata a un contesto professionale e coerente con il mio obiettivo lavorativo.
LA RELAZIONE CON GLI ALTRI
- Ogni conversazione è un’opportunità.
Dietro ogni scambio può esserci una collaborazione, una persona di valore, un lavoro, uno scambio di idee. Per questo sono trasparente, aperto e collaborativo in ogni relazione che instauro.
- L’ascolto viene prima di tutto.
Prima di intervenire nelle discussioni o interagire, è opportuno capire. Investo un po’ del mio tempo per analizzare il contesto, le informazioni, l’identità degli interlocutori.
- Il perché guida le relazioni.
Quando invio una richiesta di collegamento, la personalizzo spiegandone il motivo. E quando ricevo una richiesta, la valuto sempre.
- La reputazione è la moneta del presente.
Siamo tutti qui per costruire relazioni autentiche. I feedback positivi sono i benvenuti; gli endorsement da o per sconosciuti, no.
5- LinkedIn rischia di assomigliare sempre di più a Facebook: una piattaforma dove si stringono contatti, (ri)allacciano amicizie… uno strumento di svago piuttosto che professionale. Ci può dare qualche consiglio in tema di policy per non sembrare scortesi ma, al tempo stesso, non trovarsi una rete di estranei tra i nostri contatti ?
LinkedIn è la piazza del lavoro virtuale, riproduce virtualmente le logiche professionali. Bisognerebbe muoversi di conseguenza: presentarsi (chi siamo e soprattutto perché vogliamo arrivare questo collegamento), inviare la richiesta (come accettarla) a chi riteniamo interessante nel nostro lavoro. In sintesi: no amici, a meno che non abbiamo elementi lavorativi comuni.
Su LinkedIn stiamo abitando il nostro luogo di lavoro virtuale (faremmo stare nel nostro ufficio un amico solo perché è amico?)
6- Esiste un segreto per evitare che il social da strumento utile diventi “molesto”?
Certo, bisogna usarlo con molta consapevolezza. Ragionare su tutte le richieste di collegamento che mandiamo e che accettiamo. Non guardare al numero dei contatti, ma alla qualità. Usare lo strumento proprio con la stessa attenzione che usiamo nel posto di lavoro.