Olfatto, profumi ed emozioni. Viaggio attraverso il più potente dei cinque sensi con l’aiuto di Anna D’Errico, ricercatrice in neuroscienze e blogger.
Olfatto, profumi e psicologia. Sono queste i tre elementi lungo i quali si snoda il nostro viaggio alla scoperta dell’olfatto, il più fisico e potente dei cinque sensi, quello che ci guida in ogni momento della giornata e ci aiuta a capire il mondo esterno.
Emozioni, ricordi, sensazioni: tutto passa attraverso l’olfatto, eppure di questo senso si sa davvero poco.
Di certo si sa che l’olfatto è legato all’ippocampo, all’amigdala e al sistema limbico, le aree del cervello deputate alla memoria e alle emozioni e questo può spiegare perché un profumo può suscitare in noi certe emozioni o perché un odore può rievocare ricordi del passato.
Nell’uomo, dove è molto forte la componente edonistica e di piacere legata, l’odorato è lo sfondo esperienziale al quale si ancorano emozioni e sensazioni.
L’ olfatto negli ultimi anni ha iniziato a ricevere anche l’attenzione del marketing per via della sua capacità di suscitare emozioni e ricordi. Il marketing olfattivo punta su questo per rendere un prodotto o un negozio più riconoscibili e accattivanti per il pubblico.
A spiegarci i segreti di questo potentissimo senso è Anna D’Errico, ricercatrice in neuroscienze e blogger, in quest’intervista.
1- Quali sono le principali funzioni dell’odorato?
Il senso dell’olfatto è uno dei più antichi ed è stato, insieme al tatto, il primo a svilupparsi già nei primi organismi unicellulari. Si tratta di un senso chimico, come anche il gusto a cui infatti è strettamente legato, perché viene attivato appunto dalle molecole chimiche.
L’ olfatto è un senso che serve fondamentalmente a percepire dall’ambiente esterno molecole di particolare interesse per la sopravvivenza e le relazioni sociali, e nell’uomo è profondamente legato alla sfera emozionale e dei ricordi.
In generale possiamo attribuire all’olfatto quattro funzioni principali: di allerta/riconoscimento di un pericolo, apprezzamento e valutazione del cibo, piacere, e tracciamento.
Attraverso i messaggi chimici, cioè le molecole odorose, gli animali comunicano tra loro e ottengono informazioni importanti sull’ambiente circostante: l’odore di un cibo avariato segnala la sua possibile tossicità, la presenza di un potenziale predatore è avvertita tramite il suo odore, e così via.
Altri animali usano secrezioni corporee con odori caratteristici per segnare il territorio, mentre altri tipi di segnali chimici possono comunicare particolari stati fisiologici dell’animale (nell’uomo però questa specifica funzione non è ancora stata del tutto confermata scientificamente).
2- É vero che l’olfatto entra in gioco anche nell’esperienza gustativa?
Sì, è così. In molti forse non lo sanno, ma l’olfatto rappresenta una componente fondamentale del senso del gusto.
Quando mastichiamo, le molecole odorose che si sprigionano dai cibi raggiungono i recettori olfattivi per via retronasale.
Di fatto buona parte del “flavor” o aroma in realtà dipende dall’olfatto, ma siccome di solito il cervello elabora queste informazioni insieme, integrandole, ne ricaviamo una percezione “unificata” che attribuiamo in modo generico al sapore dei cibi, ma che invece deriva principalmente dall’olfatto.
3- Si dice che esista una componente edonistica e di piacere legata all’olfatto. In che modo l’odorato può influire sulle nostre emozioni?
Gli odori possono avere effetti molto forti sulle nostre sensazioni e, in parte, anche sul nostro umore perché “parlano” ad aree del nostro cervello che controllano ricordi ed emozioni.
I messaggi olfattivi dal naso vengono mandati a una prima stazione che è il bulbo olfattivo e da lì direttamente alle aree limbiche del cervello, in particolare all’amigdala, coinvolta nei processi che riguardano le emozioni, e ippocampo, coinvolto invece nella memoria.
Questo è il motivo per cui spesso un odore è capace di innescare rapidamente ricordi sopiti nella nostra memoria e le emozioni ad essi associate.
4- Da che cosa dipende la nostra capacità di percepire gli odori? É vero che questa capacità può essere allenata?
La capacità di percepire gli odori dipende da diversi fattori, anche soggettivi: diversa sensibilità a determinati odori, anosmie specifiche – cioè impossibilità di sentire alcuni odori specifici, e che è determinata geneticamente, fattori socio-culturali, educazione, stato di salute e, semplicemente, gusto personale, influenzano la capacità e il modo in cui un odore viene percepito.
Ci sono inoltre componenti psicologiche e di allenamento che pure rivestono una parte importante.
Nella cultura occidentale siamo mediamente meno “allenati” a sentire e distinguere gli odori, e spesso non ci poniamo nemmeno troppa attenzione.
I nasi, come vengono chiamati i profumieri professionisti, e i sommelier, per esempio, sono capaci di riconoscere gli odori “meglio” di chi non lo fa professionalmente proprio perché “allenati” e hanno ricevuto un training specifico.
5- Quando, e perché, l’uomo ha iniziato a profumarsi?
Su quando esattamente l’uomo abbia iniziato a profumarsi è difficile rispondere perché non ci sono fonti certe. Una cosa interessante su cui alcuni studiosi dibattono è in effetti il motivo per cui ci profumiamo.
Essendo animali sociali, ed essendo la componente culturale e sociale molto importante è presumibile che l’uso dei profumi così come altri “belletti” e modalità di adornare il proprio corpo sia iniziato piuttosto presto in diverse culture umane.
C’è anche da dire che in tempi molto antichi l’uso di profumi e sostanze odorose era principalmente a scopo rituale e religioso, successivamente, in varie culture c’è stato un affiancamento e/o sostituzione con usi anche più “mondani”.
Uno dei primi usi, come testimonia la parola stessa “profumo”, per fumum, fa riferimento proprio a sostanze odorose, incensi soprattutto, che venivano bruciate e i cui fumi profumati salivano in alto verso gli dei per i quali venivano appunto bruciati.
Ci sono diverse testimonianze storiche dell’uso di profumi e unguenti già in epoca mesopotamica, e ancora presso persiani, arabi, civiltà dell’India.
Negli scritti di Plinio il Vecchio (Storia naturale) e del filosofo Teofrasto, allievo di Aristotele, (Sugli odori) è pure riportato l’ uso di balsami e oli aromatici in epoca greca e romana. Circa una decina di anni fa è stato inoltre scoperto un importante sito archeologico nell’isola di Cipro, dove è stata rinvenuta un’antica fabbrica di profumi risalente all’età del bronzo, circa 4000 anni A.C.
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