Claim cosmetici: novità e anticipazioni sul tema. A parlarcene è la Prof.ssa Silvia Vertuani, docente di chimica cosmetica e cosmeceutica all’Università di Ferrara e docente del Corso ICQ.
Claim cosmetici: siete sicuri di sapere tutto su questo argomento?
Abbiamo chiesto alla Prof.ssa Silvia Vertuani, docente di Chimica cosmetica e cosmeceutica all’ Università di Ferrara, vicedirettore COSMAST Ferrara, docente e membro del Comitato Tecnico Scientifico del Corso ICQ di parlarci di alcune novità riguardanti i claim cosmetici, ovvero le proprietà vantate dal prodotto cosmetico.
Le Aziende nel promuovere i prodotti cosmetici sono tenute a rispettare i criteri comuni espressi nel Regolamento europeo 655/2013 del 10 luglio 2013 per la giustificazione delle proprietà vantate dal claim. Ed è sempre più chiaro che la tutela del consumatore sia un chiaro obiettivo del legislatore.
L’OBIETTIVO: CORRETTEZZA, VERIDICITA’ E ONESTA’ DELLA COMUNICAZIONE
Già nel 2013 la Commissione Europea volle fare un po’ di chiarezza nell’intricato mondo dei messaggi iperbolici, limitando l’uso di claim ingannevoli e mettendo al riparo il consumatore da ambiguità e fraintendimenti.
Il risultato fu immediato.
Stop a slogan iperbolici, a caratteristiche decantate come “uniche” o “superiori” (in realtà facilmente rintracciabili anche in altri prodotti), a effetti mirabolanti vantati senza alcun supporto scientifico e a diciture estremamente fuorvianti come“cosmetico approvato dall’Autorità competente” o “cosmetico non testato su animali”.
Questo accadeva qualche anno fa, ma da allora la Commissione non si è fermata, e in nome di onestà e trasparenza ha analizzato altri elementi della comunicazione.
Vediamo, dunque, tutte le novità riguardanti il claim “senza”.
1- Prof.ssa Vertuani è’ vero che per il 2017 si parla di alcune importanti novità in tema di claim cosmetici?
In realtà se ne parla da molto tempo, ma è verosimile attendersi in un breve futuro altre indicazioni sull’uso corretto del claim “senza…” o “ non contiene…”
Il tema della correttezza della comunicazione sui prodotti cosmetici, e in particolare sui claim, era già stato affrontato nel 2013 quando, con il Regolamento (UE) N. 655/2013, la Commissione Europea stilò una serie di linee guida inerenti i claim dei prodotti cosmetici con lo scopo di tutelare gli utilizzatori finali da dichiarazioni ingannevoli e fuorvianti.
Il Regolamento del 2013 dispone che le informazioni veicolate siano utili, comprensibili e affidabili e che rispettino i criteri di: 1) conformità alle norme; 2) veridicità; 3) supporto probatorio; 4) onestà; 5) correttezza e 6) decisione informate.
Al legislatore premeva che l’utente disponesse di informazioni corrette per scegliere il prodotto più adatto alle proprie esigenze e aspettative.
Un aspetto che non va sottovalutato, soprattutto se si considera che le informazioni a cui si fa riferimento sono contenute sulle etichette e sul materiale pubblicitario e sono quelle aggettivazioni e indicazioni che definiscono le caratteristiche, le qualità e gli effetti del prodotto. In pratica, il prodotto stesso e la sua efficacia.
Dopo questo passo, la Commissione ha ritenuto importante anche regolamentare i claim recanti la dicitura “senza”(free from) e quelli relativi all’ipo-allergenico.
2- Che cosa si dice in proposito?
Fermo restando che gli obiettivi della Commissione sono sempre quelli di tutelare la sicurezza dei consumatori e di fornire un’informazione corretta e trasparente, l’aggiornamento di cui parliamo nasce con l’obiettivo di evitare un uso distorto, se non un vero e proprio abuso, della dicitura “senza”.
I regolatori e gli stakeholders si stanno confrontando, ad esempio, sul claim “senza conservanti” nel caso in cui nella formulazione sia presente un ingrediente, indipendentemente che sia incluso o meno nell’allegato V del Regolamento (documento contenente i conservanti ammessi), e sia riconducibile alla sua azione conservante.
Il caso più esemplare è quello di prodotti contenenti alcool che oggi possono recare l’indicazione “senza conservanti” anche se l’alcool è noto per le sue proprietà anti-batteriche. Pur non essendo dichiarato per tale uso, l’alcool in molti casi è impiegato nelle formulazioni proprio per la sua azione conservante.
3- Ridefinendo l’uso del claim “senza” non c’è il rischio di generare smarrimento nei consumatori, che sino ad oggi leggevano in questa dicitura un sinonimo di maggiore sicurezza del prodotto?
Sicuramente il rischio c’è e per questo le aziende, i mezzi di comunicazione e le associazioni dovranno lavorare in sinergia per evitare l’effetto boomerang: trovarsi di fronte ad un consumatore smarrito, frastornato e ancora più diffidente verso i prodotti e le comunicazioni.
E’ bene sottolineare che l’esigenza di regolamentare la dicitura “senza” deriva anche dalla volontà di fare chiarezza su cosa sia veramente nocivo e cosa non lo sia.
L’abuso della dicitura “senza” ha generato senso di sfiducia verso il prodotto cosmetico e la messa al bando- mediaticamente parlando- di intere famiglie di materie prime (siliconi, conservanti, parabeni…) di cui magari solo alcuni ingredienti possono presentare delle restrizioni e avvertenze nel loro utilizzo.
4- Quindi, la volontà del legislatore sarebbe legata alla volontà di ridurre il rischio di troppe generalizzazioni?
Sì, il rischio di banalizzare e strumentalizzare alcune comunicazioni può essere alto.
Un esempio calzante è quello dei siliconi.
Si tratta di composti ottenuti per sintesi con processi industrialmente impattanti, che non si trovano quindi in natura, e che nella loro struttura chimica sono caratterizzati da legami silicio-ossigeno. Hanno avuto una applicazione estesa in ambito cosmetico per loro intrinseche caratteristiche di performance e sensorialità.
I siliconi sono tra le sostanze cosmetiche che più fanno discutere gli addetti al lavoro, e che vivacizzano i blog.
I siliconi impiegati in cosmesi, non sono da confondersi con l’uso di materie prime come sigillanti e impermeabilizzanti. E’ vero che appartengono alla stessa famiglia, ma se ci riferiamo ad esempio ai siliconi cosidetti “volatili”, questi evaporano molto velocemente conferendo un tocco asciutto e secco alla formulazione.
La famiglia di materie prime siliconiche di impiego cosmetico è ampia e in cosmetica sono impiegati per formulare creme solari che resistono all’acqua, creme viso che danno un’immediata sensazione di efficacia e un effetto seta sulla pelle, creme corpo vellutati ma non untuose, prodotti di finishing che lucidano i capelli senza appesantirli, prodotti di make up, tra cui i fondotinta, che si spalmano in modo uniforme e dall’ottima resa cosmetica.
Da qualche anno si è aperto un accesso dibattito sulla liceità o meno del loro impiego nei cosmetici e si è aperto il fronte dei sostenitori delle formule “senza siliconi”.
Ora, ritengo, che il vero problema non stia nella bontà o meno dei siliconi, quanto nella coerenza della policy aziendale. Se promuovo il mio prodotto come un cosmetico naturale, se punto sull’ecosostenibilità e sul rispetto dell’ambiente, allora l’uso dei siliconi, prodotti industrialmente, non è corretto né sostenibile.
In questo senso la nuova direttiva è un ulteriore passo verso la trasparenza e la corretta informazione dei consumatori.
5- Lei da molti anni insegna Chimica e Biologia anche al Corso ICQ. Che cosa ne pensa di questo percorso formativo?
Insegnare Chimica e Biologica ad una classe molto eterogenea per età e formazione e ad alunni che a volte non hanno mai avuto a che fare con queste discipline può essere molto impegnativo, ma altrettanto stimolante per me e per loro.
Per alcuni di loro è una sfida personale: riprendere in mano i libri dopo anni, studiare a casa dopo una giornata di lavoro, trovare la propria strada e mettersi di nuovo in gioco dopo molto tempo…
Dopo ore di lezione mi accorgo che sono stanchi, alcuni addirittura frastornati, ma allo stesso tempo colgo in loro il piacere della scoperta e la volontà di non fermarsi al primo scoglio.
La sfida del Corso ICQ è proprio questa: offrire una panoramica ricca e il più completa possibile del mondo cosmetico e una volta concluso il percorso lasciare a loro gli strumenti per scegliere cosa fare “dopo”.
C’è chi ha completato gli studi che aveva abbandonato, chi ha dato una svolta alla propria carriera lavorativa, chi si è reinventato in questo settore… Sono storie di una rinascita e la dimostrazione che non è mai troppo tardi per trovare la propria strada.