In un contesto globalizzato come quello moderno è fondamentale, per chi si occupa di cosmesi, conoscere le specificità culturali, sociali e biologiche, delle persone appartenenti a popolazioni diverse
Nell’era della globalizzazione e dell’evoluzione della società multietnica capita a tutti, in qualunque tipo di relazione – professionale o personale che sia – di dover approcciare tematiche da punti di vista diversi da quello tipico della propria cultura. La prima differenza che notiamo, relazionandoci con una persona di etnia diversa dalla nostra, è senza dubbio la pelle. E questo non si traduce solo in un’evidenza fisiologica, ma diventa spunto per una riflessione più profonda sulla necessità di entrare nel costume di un’etnia, desumendone abitudini e comportamenti.
In generale, il corpo può essere considerato non solo ‘meccanismo biologico’ ma, anche e soprattutto, il prodotto di relazioni socio-culturali che, attraverso vestiti e ornamenti, permette di riconfigurare continuamente l’immagine corporea ed esprimere valori, convinzioni, bisogni individuali e collettivi.
L’IMPORTANZA DI CONOSCERE LE SPECIFICITÀ DI OGNI ETNIA
Oggi chi si occupa di cosmesi ha bisogno di conoscere, anche se per linee generali, l’immaginario culturale e simbolico della pelle e le diverse applicazioni storiche delle idee generali di bellezza, espressi, spesso in modo inconscio, dalle persone appartenenti a popolazioni diverse.
La cultura professionale di oggi, infatti, tende verso la multidisciplinarietà e la sinergia tra mondo della ricerca cosmetologica, psicologia, antropologia, comunicazione, porta l’operatore estetico alla proposta e al consiglio di prodotti sulla base dell’interpretazione e della personalizzazione dell’universale bisogno di bellezza e di benessere che ognuno avverte e vuol dimostrare secondo le proprie abitudini.
Quindi per chi opera nel mondo cosmetico – farmacisti, estetiste, acconciatori, dermatologi – diventa molto importante sapere che i vari tipi di cute sono da considerarsi come degli adattamenti evolutivi ai diversi climi e habitat geografici e che le abitudini culturali, chiaramente, influenzano lo stato di salute e le scelte di cura della pelle.
Consuetudini come l’abbronzatura, tipica delle popolazioni caucasiche, o il desiderio di schiarire il tono della pelle, tipico, invece, delle etnie asiatica e negroide caratterizzano le diversità di esigenze e gli ideali di bellezza che per cultura, appunto, ogni popolo interpreta diversamente.
I CINQUE GRUPPI RAZZIALI
Ci sono differenze sottili nelle definizioni di etnico e di razza, termini usati spesso come sinonimi. In realtà “etnico” di solito definisce gruppi più larghi di popolazioni con cultura e/o lingua comune (per es. gruppo mongolo); “razza”, al contrario, definisce una specifica popolazione con somiglianze genetiche (per es. i giapponesi), quindi una razza è classificata geneticamente.
Nel contesto cosmetico, quindi, si fa più propriamente riferimento a gruppi razziali. Oggi se ne riconoscono cinque macro-gruppi:
- Caucasici: Europei, persone del Medio Oriente e dell’India.
- Negroidi: Negri africani, Americani africani, Caraibici africani.
- Mongoli: Asiatici dell’Est, Indonesiani, Polinesiani, Micronesiani, Amerindi, Eskimesi.
- Australoidi: Aborigeni, Melanesiani, Papuasi, Popolo tribale dell’India, Negritos.
- Capoidi: Kung San tribù dell’Africa.
LA QUANTITÀ DI PIGMENTO MELANICO: LA RISPOSTA BIOLOGICA ALL’ESPOSIZIONE AL SOLE
La pigmentazione della pelle è la differenza più ovvia tra differenti gruppi razziali e dipende, prevalentemente, dalla quantità di melanina – naturale pigmento della cute che la protegge dal danno degli UV – contenuta nell’epidermide. Senza dubbio il colore della pelle è un aspetto “visivamente“ importante, oltre che un carattere ereditario, ma fa parte di una risposta biologica complessa che ha lo scopo di regolare la resistenza della pelle all’esposizione solare. Questo spiega la presenza delle popolazioni più pigmentate nelle fasce equatoriali della Terra.
La pigmentazione della pelle è particolarmente importante anche per un altro motivo, fondamentale per chi si occupa di cosmesi: influenza anche i cambiamenti associati all’invecchiamento. Tutti i tipi di cute, sperimentalmente, hanno mostrato cambiamenti causati da photo-aging, ma i soggetti con più pigmenti scuri mostrano segni dermatologici di invecchiamento a un’età più avanzata rispetto a soggetti leggermente pigmentati.
AD OGNUNO IL SUO COSMETICO
Le differenze fisiologiche della pelle tra le varie etnie, però, non si esauriscono con il pigmento melanico, ma interessano anche: lo spessore, il contenuto d’acqua, i lipidi (grassi, vitamine liposolubili). Queste differenze evidenziano delle possibili risposte diverse in relazione all’efficacia dei prodotti idratanti, alla sicurezza dei peeling, ai trattamenti laser e mettono in luce l’esigenza, soprattutto nel make up, di linee di prodotti particolarmente dedicati per texture o nuance di colore.
Da tutto quanto fin qui esposto, risulta evidente che consigliare prodotti e trattamenti a clienti di etnia diversa dalla nostra necessiti di particolare attenzione alla fisiologia e alle diversità culturali di ognuno: gli islamici, per esempio, sono molto attenti al contenuto dei prodotti che non deve ledere la morale e la religione e richiedono la certificazione Halal che identifica un prodotto fabbricato nel rispetto degli usi socioculturali, allo stesso modo della certificazione Kosher richiesta dagli ebrei. Queste certificazioni, finora presenti solo nei prodotti alimentari, stanno entrando in uso anche in ambito cosmetico.
Essere operatori estetici, nell’attuale società multietnica, significa quindi allargare i propri confini formativi anche verso l’etnocosmesi, importante, affascinante e nuovissimo ambito della più moderna cosmetologia
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